La legge è un comando munito di sanzione e con la morale non c'entra nulla
Il testo del nuovo Dpcm sulle "feste" contiene elementi non giuridici, ma morali: le "forti raccomandazioni" le fanno i medici, non il legislatore
Il testo del nuovo Dpcm contiene elementi non giuridici, ma morali. Il che è quantomeno bizzarro, visto che non si governa con la morale ma con le leggi. All’articolo 1 comma 6 lettera n si dice che è “fortemente raccomandato di evitare feste, nonché di evitare di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei”. All’articolo 1 comma 1, ultimo capoverso, c’è scritto che è “fortemente raccomandato l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.
Ora, se è vero che la legge è un comando munito di sanzione, per dirla in termini hobbesiani, e che ogni norma è sanzionata da una norma superiore, che la pone e la sanziona, è del tutto evidente che questo tipo di semantica è a-giuridica e a-tecnica.
Non ha nulla a che fare con il diritto ma lascia un’aura di totale incertezza.
Ora, in una pandemia, di tutto c’è bisogno fuorché di incertezza da parte del legislatore.
Le raccomandazioni le fanno i medici, non chi legifera.
Ma guarda un po' se mi tocca difendere Conte!
Va premesso che I Decreti del Presidente del consiglio, al pari dei Decreto ministeriali, sono atti amministrativi e non leggi. Come tali possono contenere anche mere raccomandazioni. L'equivoco, comprensibile, è ingenerato dal fatto che il Governo Conte 2 ha deciso, in spregio alla gerarchia delle fonti, di utilizzare il DPCM come fosse una legge, quando invece gli atti amministrativi possono solo derivare da norme di legge, ma non possono autonomamente promuoverle.
Così, per assurdo, è più facile che sia l'opposto: che sia illegittimo un DPCM che si comporta come una legge, in assenza di delega normativa, piuttosto che quello che contiene mere raccomandazioni