Trentatré anni in carcere, da innocente
Beniamino Zuncheddu oggi è stato assolto dalla corte d’Appello di Roma, dopo aver trascorso quasi 33 anni in carcere da innocente.
“L’errore giudiziario più grave della storia italiana”, lo definiscono Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone su Errori Giudiziari, dove da anni raccontano, con rara precisione e dedizione alla causa, le storie di ingiusta detenzione. Dal 1991 al 31 dicembre 2022 i casi di innocenti in manette sono stati 30.778, poco più di 961 all’anno. “Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 932 milioni 937 mila euro e spiccioli, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 200 mila euro l’anno”, scrive Errori Giudiziari, che ha seguito la storia del pastore sardo, che a 27 anni fu arrestato con l’accusa del triplice omicidio di Gesuino Fadda, Giuseppe Fadda e Ignazio Pusceddu, avvenuto a Sinnai, provincia di Cagliari, l’8 gennaio del 1991.
Dopo 4 anni di processo di revisione, i giudici hanno assolto Zuncheddu per “non avere commesso il fatto”. “È la fine di un incubo”, ha detto Zuncheddu, che si è sempre dichiarato innocente.
Ma per arrivare a questo punto è servita anche la tenacia del suo legale, l’avvocato Mauro Trogu, hanno raccontato Lattanzi e Maimone:
“A 28 anni appena compiuti, Beniamino Zuncheddu si ritrovava così dietro le sbarre per un reato che non aveva commesso. Sono dovuti passare 25 anni prima che un flebile filo di speranza comparisse per la prima volta nel destino del pastore sardo. Nel 2017 l’avvocato Mauro Trogu, su richiesta della sorella di Beniamino, Augusta, ha assunto la difesa di Zuncheddu. Il legale ha ripreso in mano tutto il fascicolo e si è messo a studiare gli atti senza sosta, giorno e notte. E fin da subito ha notato che c’era più di un elemento che non quadrava e che permetteva di puntare alla revisione del processo. Non si sbagliava. Nel 2020 l’istanza di revisione viene accettata dalla Corte d’appello di Roma, su richiesta anche dell’allora Procuratore generale di Cagliari, Francesca Nanni. Per Beniamino Zuncheddu l’iniziale flebile filo di speranza si trasforma in una concreta opportunità per far finalmente emergere la verità. Che cos’è successo? Luigi Pinna – unico testimone oculare dell’aggressione culminata con i tre omicidi, sopravvissuto all’agguato nonostante le ferite riportate – ha ammesso, parlando con la moglie e senza sapere di essere intercettato, che prima del riconoscimento ufficiale in Procura l’agente di polizia Mario Uda gli ha mostrato la foto di Zuncheddu. Insomma, ha condizionato il testimone, cercando di influire sulle sue dichiarazioni e orientandolo ad accusare il pastore sardo”.
Nessuno restituirà mai a Zuncheddu trentatré anni della sua vita. Trentatré anni sono un numero enorme, spropositato.
Pensate alle vostre vite, a che cosa avete fatto in trentatré anni e pensate a che cosa non ha potuto fare Zuncheddu nei suoi oltre tre decenni di carcere, accusato di un reato infamante. Nessuna cifra, nessun indennizzo gli potrà mai restituire la libertà perduta.
Che vergogna.