Un mese di guerra passa in fretta, portandosi dietro morte e distruzione, città rase al suolo, profughi in fuga, sguardi smarriti di persone che perdono parenti, amici, case, giocattoli. Da oltre un mese la guerra è mediatizzata; è sui giornali, in tv, su Twitter e Telegram. La guerra stessa è un media, per questo manipolabile in società - come in Russia - dove non esistono semplicemente “fatti alternativi”, come direbbero i trumpiani, ma mondi paralleli.
La Russia dunque non ha invaso nessuno, sta semplicemente difendendo gli Ucraini dal suo governo nazista; la Russia non ha aggredito alcun Paese, semmai si protegge dall’imperialismo armato delle multinazionali atlantico-europee. E via così. Questo accade negli Stati in cui non esiste libera stampa e nei quali la tv di Stato pensa al posto tuo. La libera stampa in Russia è aggredita quotidianamente, repressa, censurata. Noi abbiamo altri problemi, ma quantomeno siamo liberi di approvvigionarci: se c’è un programma televisivo che ospita manipolatori, possiamo cambiare canale. Possiamo persino spegnere la tv e trovare approfondimenti altrove.
Anne Applebaum ha scritto di recente che forse non esiste un ordine liberale naturale, ma senz’altro esistono società liberali. Il che non significa che siano perfette, che tutto sia a posto, che non dobbiamo preoccuparci di difenderle perché la loro libertà è garantita per costituzione. Anche nelle nostre perfettibili società liberali abbondano i manipolatori. Alcuni li vedete in tv e sui giornali. Insegnano pure all’università. C’è chi maliziosamente si chiede se non siano pagati, ma poco cambia che questi manipolatori siano prezzolati o utili idioti: svolgono comunque una funzione. Nello specifico, la loro funzione non è quella di servire il Cremlino, come facilmente verrebbe da pensare. Il fatto che abbiano posizioni macchiettistiche (citofonare Carlo Freccero) non significa che siano meno pericolosi. Certo, il cortocircuito esiste: questi manipolatori trovano spazio in tv perché le opinioni divergenti aiutano a creare un ambiente comunicativo polarizzato e la polarizzazione crea audience. Ma questi tempi balordi non hanno inventato niente, era già prima così. Prima della pandemia, prima della guerra. L’importante è saperlo e non stupirsi dello spazio quotidianamente riservato alle idee dei freak nei programmi televisivi in cui chi bercia deliri precisa di aver diritto alla propria opinione. Come ha detto una volta il senatore americano Daniel Patrick Moynihan, “hai diritto alla tua opinione. Ma non hai diritto ai tuoi fatti”. La questione, tuttavia, mi pare più preoccupante, e qui torno al punto di partenza. Un mese di guerra produce morte e, nella pubblica opinione che ne è lontana, forte empatia. Possiamo commuoverci, emozionarci, mettere le bandierine dell’Ucraina nei nostri profili su Twitter. Possiamo anche supportare le sanzioni, pensando che queste non ci riguarderanno e che riguarderanno solo la Russia. Da questo punto di vista, peraltro, è impensabile poter continuare così senza un embargo nei confronti del gas russo. Le libertà hanno un costo e nel nostro caso si tratta di chiederci quanto siamo disposti a perdere. A che cosa siamo disposti a rinunciare, pur di raggiungere l’indipendenza energetica?
Intanto potremmo persino scoprire che dopo un mese, dopo due, dopo tre, la nostra empatia sta venendo meno. Ed è qui che i manipolatori potrebbero trovare maggiore soddisfazione, dopo aver trascorso settimane, anche sulla tv italiana, a spiegare che Vladimir Putin va capito, che non bisogna aiutare gli Ucraini con le armi, che bisogna fermare la “forsennata corsa al riarmo”, come dice Beppe Conte da giorni nelle sue interviste, mettendo in competizione la difesa e le bollette della luce.
Fatico a pensare che tutto questo sia solo folklore, che sia soltanto becero opinionismo o tentativi di riacchiappare consensi perduti. Preciso meglio: nel caso del leader del M5s è esattamente questo. Conte cerca di recuperare voti a sinistra. Sa dunque benissimo che cosa sta facendo. Così come lo sanno i Freccero d’Italia. Sanno insomma tutti molto bene che cosa stanno facendo. Sanno che nella nostra volatilità ipercomunicativa basta poco ad annoiarci. Per questo, i tribuni da talk show concorrono alla manipolazione della pubblica opinione e all’indebolimento del sostegno alla popolazione dell’Ucraina, alla quale abbiamo dato armi per difendersi, per resistere. Il minimo sindacale.
perfetto, Mi domando in che mondo siano vissuti chi la pensa diversamente