Ma Carlo Calenda sarà un altro Matteo Renzi?
La domanda se la sta ponendo qualche osservatore politico che conosce bene entrambi. Non è sbagliata.
Ma Carlo Calenda sarà un altro Matteo Renzi? La domanda se la sta ponendo qualche osservatore politico che conosce bene entrambi. Non è sbagliata.
Presuppone alla base naturalmente un timore, e cioè che Calenda possa replicare qualche nota intemperanza dell’ex presidente del Consiglio. Chi lo conosce e lo frequenta, spiega che Calenda è più preparato (ha studiato di più) ma è meno attrezzato politicamente.
Può essere una descrizione adeguata, andrebbe naturalmente approfondita. Penso che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi ci sarà modo di conoscere l’evoluzione (anche pre-politica) di Calenda; non tanto le sue idee, perché il fondatore di Azione ha senz’altro il merito della chiarezza e della coerenza.
In questi giorni ha incontrato alcuni referenti regionali del suo partito, spiegando che vuole correre alle elezioni a Roma. Non è chiaro ancora se ci sarà un accordo con il Pd per non fare le primarie, ma come spiegato altrove Calenda è un avversario culturale dello zingarettismo, quindi pare difficile che nel Pd gliela facciano passare liscia. Vedremo. Intanto Calenda in questi incontri ha ammesso di aver compiuto qualche errore, uno di questi è non essersi presentato per esempio in Toscana alle elezioni regionali. In effetti, in Toscana c’è un bacino di elettori delusi da Renzi, quindi l’ex ministro dello Sviluppo economico avrebbe potuto trovare i suoi spazi.
Senz’altro ha bisogno di radicarsi. Ma non può fare tutto da solo. E i social non bastano. Per le questioni territoriali fa molto affidamento su Matteo Richetti, suo numero due, che essendo anche senatore si muove a suo agio nel Palazzo. L’idea di Calenda sarebbe, a un certo punto, di fare il presidente del partito e di lasciare a Richetti la guida della segreteria. Prima però Azione deve crescere e non piacere soltanto al PdT, il Partito di Twitter.