L’altra sera, giovedì, sono sulla passerella di Campo di Marte, a Firenze. Sto andando a prendere un treno, quindi cammino in direzione opposta a quella dello stadio, dove giocano Fiorentina e Ferencvaros. Da interista, non è la mia partita. Alzo lo sguardo dal cellulare e da Twitter, o come si chiama adesso, e mi ritrovo una trentina di ultrà ungheresi vestiti di nero, alcuni con delle magliette con la scritta “anti-viola”, altri con il passamontagna.
Sono una delegazione dei duemila tifosi che hanno sfilato per Firenze e il centro storico, ubriachi (nonostante il divieto di vendita di alcol, che evidentemente è inutile) e aggressivi. Sempre sulla stessa passerella della stazione, i trenta vedono un tifoso della Fiorentina, che ha uno stendardo che porta in curva Fiesole dal 2013 per ricordare due ragazzi “morti troppo giovani”, e glielo portano via: “Appena salito sulla passerella mi hanno assalito 30 ultras ungheresi, me l’hanno preso, portato poi nel formaggino e bruciato. Zero tutele in casa nostra”, scrive il tifoso viola su Twitter. Il calcio in questa storia c’entra poco, pur c’entrandosi moltissimo. Mi pare che la questione sia di ordine pubblico. Non capisco l’estrema tolleranza che c’è nei confronti degli ultrà, in questo caso stranieri, in questo caso ungheresi, lasciati liberi non tanto di pascolare placidamente e fare un po’ di baccano, bensì di spaventare le persone o aggredirle. Il tifo calcistico non autorizza tutta la popolazione ad adeguarsi allo stesso clima che c’è in uno stadio (ma anche questo sarebbe un aspetto di cui parlare: gli stadi sono zone franche?), evidenziando peraltro una sperequazione nel trattamento di fenomeni ben più marginali, che invece vengono duramente colpiti.
Vengono annunciate quotidiane lotte al degrado, riempiendo le città di poliziotti, carabinieri ed esercito, ma quando c’è un gruppo di tifosi non si capisce se c’è qualcuno che effettivamente controlla ma non interviene subito (o preventivamente) per evitare che le cose peggiorino, oppure se c’è una incomprensibile distrazione da parte delle forze dell’ordine. A che cosa serve militarizzare anche solo provvisoriamente le vie di una città, farla traboccare strutturalmente di telecamere, se poi chiunque - il primo tifoso ungherese con il passamontagna - arriva e pensa di aver raggiunto il parco giochi?
Ma che cosa accadrebbe se io andassi in giro con un cappuccio nero per il centro di Firenze, di Roma o di Milano? E se lo facessi per il centro di Budapest?
Caro David, questo è un altro di quei problemi che il nostro Paese si tira dietro da almeno una cinquantina di anni senza aver mai fatto sostanzialmente dei passi avanti. Si è passati dal fare spallucce, al considerare il fenomeno in chiave sociale ad inasprire i provvedimenti ma nulla è cambiato. La Thatcher in un England di altri tempi ma con hollugans molto più brutti di quelli attuali seppe trovare la risoluzione al problema. Certo da noi una Thatcher servirebbe anche per il resto dei nostri problemi ma lasciamo stare. Io ho giocato a calcio e sono andato allo stadio per questo mio figlio gioca a rugby. un altro mondo veramente basta vedere i mondiali in francia in questi giorno, che pubblico e che spettacolo. gli ultra sono una sottocultura con dogmi ben precisi e questo fa si che il problema oltre che sociale, politico e di ordine pubblico sia anche e soprattutto culturale. scusa la lunghezza del post