L'ansia di Enrico Letta
"Il più preoccupato per il duello Conte-Grillo è il segretario del Pd, partito a vocazione ormai minoritaria, confezionato per perdere le elezioni politiche. Però con orgoglio", scrive Paolo Ermini
di Paolo Ermini
Il più preoccupato per il braccio di ferro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sul destino del M5S e la possibile leadership dell’ex presidente del Consiglio pare Enrico Letta, segretario del Pd, partito a vocazione ormai minoritaria.
È comprensibile l’ansia del successore di Nicola Zingaretti, visto che fin dal suo insediamento si era giocato la carta dell’alleanza con i Cinque stelle come unica opzione politica. Che tale è rimasta anche dopo che tra Pd e M5S è fallito ogni tentativo di trovare accordi per le prossime amministrative, con foschi presagi anche sull’asse che dovrebbe contendere al centrodestra la vittoria alle prossime politiche.
Letta non ha preso ufficialmente posizione nella disputa, ma come racconta oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica è chiaro che il segretario del Pd spera che sia Conte a prendere il timone del Movimento. Già gli voleva cedere la guida di un nuovo centrosinistra, con il M5S dentro e Renzi fuori, dopo la fine del governo giallorosso, quindi...
Il disegno è coerente. Che poi convinca la maggioranza degli italiani è tutto da dimostrare.
Letta sembra ostinatamente propenso a ignorare ogni sollecitazione a tenere conto dell’elettorato non di destra ma moderato che potrebbe essere decisivo (come quasi sempre succede, e non solo in Italia) per la prevalenza di uno schieramento o dell’altro. No, a Letta interessa solo spostare a sinistra il baricentro del suo partito. E lo fa con determinazione . Si è visto anche nel caso del disegno di legge Zan contro chi istiga alla violenza e alla discriminazione di omosessuali e transex. Nessuna considerazione per le ragioni dei dubbiosi (compresi quelli del suo partito, anche cattolici), eppure il tema non è certo quello di perseguire o meno i persecutori, ma piuttosto la formulazione di alcuni passaggi della legge che possono scalfire la libertà di opinione e anche l’autonomia delle scuole (quelle cattoliche prima di tutto) e degli insegnanti per l’ufficializzazione di una giornata nazionale dedicata alla cultura lgtb.
Il vecchio PCI avrebbe cercato mediazioni con lo scopo di evitare uno scontro che ha assunto toni da guerra di religione, attento anche a intercettare la sensibilità degli strati più popolari della popolazione. Letta no: procede a strappi, scava solchi, qualche volta fossati. Per scelta ideologica: che senso avrebbe altrimenti rivendicare lo “ius soli” senza prima avere abbozzato uno straccio di quella politica dell’immigrazione che l’Italia non ha mai avuto, accontentandosi della sua caricatura sbarchi sì/sbarchi no? Scelta ideologica e ricerca del consenso.
Il consenso che garantirà al suo Pd, intorno al 20 per cento, di stabilizzarsi come il partito della sinistra senza ingombranti nemici alla sua sinistra e poco incline a trovare interlocutori al centro. Un Pd a vocazione strettamente minoritaria, insomma. Cioè confezionato per perdere tutte le elezioni politiche, però con orgoglio.