Il futuro di Torino
Il Pd piemontese ha dato il via libera alle primarie, c'è la possibilità che si candidi anche qualche civico. Citofonare al Politecnico
Succedono cose interessanti a Torino, una delle grandi città al voto l’anno prossimo, insieme a Milano e Roma. Il Pd piemontese nei giorni scorsi ha dato il via libera alle primarie, aprendo anche alla possibilità di candidature civiche, come si capisce leggendo il comma 1 dell’articolo 4 del regolamento:
“Possono essere candidati alle primarie del Partito Democratico per la carica di Sindaco e Presidente di Regione i cittadini in possesso dei requisiti di legge che li rendano eleggibili a tali cariche, la cui candidatura non sia in contrasto con il Codice etico del PD e che abbiano sottoscritto, oltre al presente Regolamento, il Codice etico e lo Statuto nazionale del Partito Democratico”.
Uno dei candidati potrebbe essere Guido Saracco, rettore del Politecnico. Sarebbe interessante, peraltro, se a sfidarlo fosse un altro professore del Politecnico, che però a differenza del rettore ha molta esperienza politica, avendo fatto l’assessore nella giunta di Fassino a Torino ed essendo attualmente il capogruppo del Pd in consiglio comunale: Stefano Lo Russo, profilo riformista, vicino al sindaco di Milano Beppe Sala e simpatizzante di Carlo Calenda. La strada è ancora lunga e oltretutto bisogna capire che cosa farà il M5s, che governa la città – o forse sarebbe meglio dire sgoverna – dal 2016.
La sindaca Chiara Appendino è stata appena condannata a sei mesi per il caso Ream con l’accusa di falso ideologico.
“Porterò a termine il mio mandato da sindaco ma come previsto dal codice etico mi autospendo dal Movimento Cinque Stelle”
ha detto lei glissando ancora sulla domanda delle domande che la riguarda (si ricandida o no?) e spiegando, di nuovo, che “non è il tema di oggi”.
Per Appendino, la sua ricandidatura non è mai un tema di oggi, ma sempre di un domani non meglio precisato. Spesso si è parlato di lei per un ruolo nazionale all’interno del M5s, che sarebbe anche un modo per evitare la cenciata alle elezione del 2021.
Quattro anni fa, i Cinque stelle vinsero grazie anche al contributo di una parte della classe imprenditoriale della città che decise di scommettere sulla presunta rivoluzione garantita da Beppe Grillo e suoi.
D’altronde, Appendino era ed è una di loro, come ho spiegato una volta in un lungo articolo; borghese laureata alla Bocconi ma ex elettrice di Sel, “finta incendiaria” (definizione di Tempi) con famiglia confindustriale. Tanto le bastò per vincere nel 2016, tanto le potrebbe bastare per perdere nel 2021.