I Cinque stelle non sono (più) credibili
E quando mai lo sono stati?, dirà qualcuno. Il caso dell'abolizione del "mandato zero" per ricandidare Virginia Raggi e le piroette dell'incantevole Vito Crimi
Da oggi a mezzogiorno fino a domani a mezzogiorno, i militanti del M5s – o quel che ne resta – potranno votare sulla piattaforma del Sacro Blog per cancellare la regola aurea stabilita a suo tempo da Gianroberto Casaleggio sul limite dei due mandati nelle assemblee elettive. La cancellazione riguarda, per ora, solo il mandato nei consigli comunali (che come ricorderete era diventato “mandato zero” giusto un anno fa tra mille ironie e sghignazzamenti vari).
Vito Crimi in un post ha provato a spiegare le nobilissime ragioni del bel gesto dei Cinque stelle, premurandosi di precisare che non c’è alcun passo indietro sui valori (non è mancato naturalmente il solito contorno di fesserie già utilizzate in passato dai grillini per giustificare, un passo alla volta, il cambio di rotta su qualsiasi regola aurea).
Scrive l’incantevole Crimi:
“Il limite dei due mandati era stato introdotto per evitare che la politica diventasse una professione e che si concentrasse un eccessivo potere nelle mani degli eletti. Abbiamo sempre ribadito che l’elezione non è un fine, ma un mezzo per arrivare al vero obiettivo, quello di lavorare e impegnarsi esclusivamente per la cosa pubblica. Ma con il miraggio di una elezione ripetibile, reiterabile, il rischio è quello di privilegiare il consenso mettendo da parte il bene comune. E non possiamo accettarlo. Ecco perché è stato introdotto il limite dei due mandati: per dare al parlamentare la piena libertà di poter agire per il solo bene comune e la consapevolezza che il proprio lavoro, il proprio impegno, la propria dedizione non serve a portare voti, ma soluzioni ai problemi dei cittadini e del Paese. Il limite al mandato elettorale era stato dunque pensato principalmente per parlamentari e consiglieri regionali. Ma con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l’attività politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, è difficile andare avanti”.

Adesso, dice Crimi,
“è arrivato il momento di interrogarci sul mandato da consigliere comunale, sul suo valore e sulle sue prospettive. Abbiamo già approvato a larga maggioranza il concetto di ‘mandato zero’ che ha però mostrato, nella sua concreta applicazione, delle criticità dovute alla complessità. Per questo motivo, anche nell’ottica di semplificare e di rendere più flessibili le nostre regole interne, intendo sottoporre alla decisione degli iscritti la proposta di stabilire che un mandato da consigliere comunale deve intendersi come escluso dal computo dei due mandati, in qualunque momento esso sia svolto”.
Stupendo.
I Cinque stelle avrebbero potuto dire che l’abolizione della sacra regola serve anzitutto a ricandidare Virginia Raggi, arrivando persino a sostenere che è il miglior amministratore pubblico d’Italia e che non si può fare a meno di lei. Avrebbero descritto la trama di un romanzo fantasy ma quantomeno avrebbero fatto una migliore figura agli occhi degli stessi seguaci (onestà, onestà, onestà), ai quali però tutto sommato potrebbe non dispiacere farsi portare ancora a spasso da capi e capetti grillini.
Dall’“uno vale uno” da tempo il M5s è passato al “tanto vale tutto”.
Al che sorge spontanea una domanda: i Cinque stelle hanno ancora un futuro politico o ormai sono stati normalizzati dall’esperienza di governo, che li ha resi uguali a tutti gli altri partiti?
Il politologo Marco Tarchi mi risponde così: “Le due prospettive non sono in contrasto. Anzi: il loro futuro può passare solo dall’indispensabilità dei loro parlamentari in coalizioni di governo di qualunque colore. Dopo l’esperienza dell’alleanza con il Pd, come veicolo di protesta, ma anche di proposta alternativa, non sono più credibili”.
Certo, resta la domanda: quando mai lo sono stati?