Filosofare col martello
Su Internet da anni circola una frase attribuita a Keanu Reeves, non so se l’abbia mai pronunciata e non è importante adesso fare il fact checking: “Sono in una fase della vita in cui evito le discussioni. Anche se dici che 1+1=5, hai ragione. Divertiti”.
Io invece sono in una fase della vita - che perdura da 41 anni - in cui mi sono rotto i coglioni.
Penso che dei palestinesi purtroppo importi davvero a poche persone. Non importa a quei paesi arabi che non hanno a cuore la loro causa - non ce l’hanno mai avuta, anzi li hanno visti come concorrenti - e non importa a quelli che Marco Pannella una volta ha descritto così:
“Voi conoscete l’uomo e la donna araba e palestinese solo se incontrano una pallottola israeliana; allora gli date almeno l’onore della sepoltura, l’onore del riconoscimento. Quando i cittadini palestinesi, arabi, del Medio Oriente, quotidianamente muoiono, assassinati dai loro regimi - destra, di sinistra - dall’alleanza storica, forte degli sceicchi e del potere mediorientale, alleato delle grandi multinazionali del petrolio e di voi, sinistra più o meno comunista; quando, dinanzi alla concreta vita degli uomini e delle donne palestinesi, voi ve ne occupate solo se accade che la parte israeliana si scontri, con gravi errori a volte, nei loro confronti. Vi accorgete dell’esistenza e dell’umanità palestinese solo quando vi serve per denunciare il vostro continuo nemico di oggi, si chiami Stati Uniti d’America, si chiami Israele”.
Non ho nessuna simpatia per i fanatismi religiosi, né per i fanatici in generale (tantomeno per gli idoli degli ultimi mesi o degli ultimi anni per cui in diversi si spellano le mani, alla ricerca di surrogati vari di spiritualità).
Ho ancora meno simpatia per lo stalinismo morale di quelli che ti danno dello sterminatore solo perché hai da eccepire su striscioni che inneggiano alla resistenza armata in manifestazioni che chiedono la pace o sulla special rapporteur che inneggia alla “rivoluzione globale” nella città, Reggio Emilia, in cui nacquero le Brigate Rosse, ricevendo peraltro un’alta onorificenza come il Primo Tricolore.
Il governo di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich ha gravi responsabilità di cui dovrà rispondere.
L’alternativa al terribile governo Netanyahu non è diventare anti sionisti.
In questa discussione che incendia gli animi come solo una disputa religiosa può fare, non riesco a non tenere separati gli argomenti e le questioni.
Se il problema di qualcuno è l’esistenza dello Stato di Israele - come si capisce bene dai manifesti che anche oggi circolavano a Roma, e non sono dettagli - non è colpa del governo Netanyahu. Il problema è suo: di chi è contro lo Stato di Israele.
Se per qualcuno il 7 ottobre - dove non inizia certamente questa storia - è una data che segna la riscossa della rivoluzione palestinese e che segnala al mondo l’esistenza della propria causa, come qualche special rapporteur continua a dire, insieme quelli che l’hanno trasformata in una guida spirituale galattica per autostoppisti, ancora una volta il problema è suo. Di chi pensa che il 7 ottobre eccetera.
Scrivo da vent’anni e sono abituato a sentirmi dire, a targhe alterne, che sono di sinistra, di destra. Ho un taccuino pieno di epiteti che mi sono stati rivolti. Si va dal massone al comunista al fascista.
Una volta quello che scrivo piace a qualcuno perché incontra le sue idee. La volta dopo gli sto sul cazzo.
È sempre stato così, non me n’è mai importato nulla.
Ho sempre preferito, per citare il maestro, filosofare col martello.