Calende romane
Roma è una città sgovernata da prima che arrivasse il M5s, che le ha dato il colpo di grazia. Ora si parla di Calenda come possibile candidato, ma che spazio c'è per l'opzione liberal-democratica?
Roma è una città sgovernata da tempo, non solo quindi da quando sono arrivati i Cinque stelle con le loro rivoluzioni fasulle e gattopardesche. Certo, Virginia Raggi ha probabilmente dato il colpo finale alla Capitale, con tutta quella sua prosopopea irrealizzata sui “poteri forti” da abbattere, con tutti quegli assessori cambiati come se fossero camicie, con tutti quei no al tentativo di civilizzare il trasporto pubblico (non dimentichiamo la strenua opposizione al referendum sull’Atac voluto dai Radicali).
Il prossimo anno si vota in tante città importanti, Roma compresa, e già si agitano aspiranti successori. Nel centrosinistra c’è un’ipotesi Calenda, che deve capire cosa fare da grande (non solo a Roma ma in tutto il territorio; le elezioni regionali le ha quasi saltate, a parte la Puglia, ma siccome non si voterà prima della fine legislatura forse Calenda ha capito che è il caso di iniziare da qualche parte: le prossime amministrative?).
Il Pd non ha reagito bene, e si capisce. Calenda sfugge al radar e al controllo di Nicola Zingaretti, che se non vince a Roma con un uomo suo sono problemi seri. Roma e il Lazio possono essere gli unici avamposti dello zingarettismo, che altrove non esiste, non al governo e tantomeno in Parlamento. È la vecchia sfortuna dei segretari del Pd; toccò a Renzi che ereditò il gruppo parlamentare scelto da Bersani e adesso tocca a Zingaretti. Deve governare un gruppo che non è il suo e lui non è neanche in Parlamento a “controllare”. Per questo Roma, più di Milano o Torino, diventa essenziale per la geopolitica del Pd.
Zingaretti non può permettersi di perderla o di regalarla a qualcuno che non sia in linea con la sua segreteria. Di solito è in frangenti come questi che vengono fuori i Renzi, come accadde nel 2009 a Firenze, quando l’ex Rottamatore si affermò – sorprendentemente – alle primarie per sindaco contro il volere del suo partito, che puntava su altri (Lapo Pistelli in testa).
Non è chiaro se Calenda avrà la forza di imporsi, certe volte sembra che l’opzione liberal-democratica sia già stata consumata tutta da Renzi, che s’è portato con sé non soltanto il pallone ma pure la possibilità di avere un’agenda pubblica simile alla sua, ormai trasformata in tabù.
Ho inaugurato una rubrica di consigli non richiesti. Un libro, una matita, un film, un quaderno, un videogioco, un articolo.
Ho sempre adorato i fumetti, soprattutto Topolino. “Dove l’hai letto, su Topolino?” è una frase che certi politici sciocchi pronunciano purtroppo spesso. Nei giorni scorsi c’è stata una discussione su Twitter fra il consigliere regionale ex M5s Davide Barillari e il virologo Roberto Burioni, accusato di aver studiato… su Topolino!
Nella newsletter di sabato 10 ottobre riservata agli abbonati, lo sceneggiatore Roberto Gagnor ha spiegato il valore culturale del Topo:
“Topolino è un punto importante della formazione culturale di tutti gli Italiani – e di moltissimi cittadini in Europa e nel mondo, considerando che l’Italia è il centro mondiale della produzione di fumetti Disney e che le nostre storie vengono esportate in tutto il mondo. Ed è un caposaldo culturale a più livelli. Prima di tutto, su Topolino hanno letteralmente imparato a leggere: Topolino è, molto spesso, l’ingresso nel mondo della lettura – e quindi l’inizio di una storia d’amore con la lettura stessa”.
Sicché: fate un abbonamento a Topolino.